lunedì 19 maggio 2014

INTERVIEW TIME

Ecco a voi la seconda parte dell'Interview time!

Intervista a Sofia Domino 
  1. Prima di tutto ti ringrazio per avermi dato la disponibilità per questa intervista;
    La prima domanda che vorrei rivolgerti è la seguente: Da cosa è nata la scelta per due mondi così contrapposti come l'India e New York? Cosa ha fatto nascere questa idea?

Grazie a te per ospitarmi nel tuo blog e per la tua disponibilità!
Ho deciso di ambientare il mio romanzo sia negli Stati Uniti sia in India per un motivo. Sarah, la protagonista, è nata e cresciuta a New York. Si muove tranquillamente tra le strade affollate, schiva taxi ed entra ed esce dalle metropolitane come se niente fosse. Per lei il verde equivale a Central Park e un enorme grattacielo rappresenta la sua casa.
Quando Sarah decide di partire per l’India e arriverà in città come Mumbai e Raipur, non avrà problemi a spostarsi (e lo stesso avverrà nel corso del romanzo, quando si troverà in altre città indiane e dovrà ambientarsi velocemente) e quando raggiunge Kailashpur (il villaggio rurale indiano che vuole visitare) rimane senza parole, ma non in senso negativo. Da un’immensa e caotica città come New York, Sarah si ritrova nella natura vera, al fianco di bufali, di capanne, di campi immensi. Tutto è diverso se visto dagli occhi di una ragazza di città ed è ancora più facile contemplare la bellezza della natura che ci circonda.
Sarah deve abituarsi allo stile di vita indiano (niente più docce, pasti consumati intorno al tavolo, ventilatori…) e nonostante le prime difficoltà, non mancheranno momenti in cui si siederà ad ammirare il paesaggio, il volo di un uccello, l’orizzonte che incendia il fuoco…
E gli Stati Uniti le parranno sempre più lontani, e le sembrerà impossibile che New York e Kailashpur facciano parte dello stesso mondo.
Se la protagonista fosse stata una ragazza di campagna, o comunque di un piccolo paese, anche se straniero, avrei potuto fare meno paragoni.

  1. Puoi descriverci le caratteristiche delle due protagoniste: Sarah e Asha?
    E qual'è l'elemento che le unisce in un rapporto così forte da spingere Sarah a fare il possibile per liberare Asha?

Certo. Comincio con Sarah, la protagonista di “Come lacrime nella pioggia”. Sarah è una ragazza di ventidue
anni, nata e cresciuta a New York. È un’appassionata di fotografia, ama immortale paesaggi meravigliosi e, al tempo stesso, nascosti. Paesaggi che gli altri tendono a dimenticare solo perché non definiti famosi. È perdutamente innamorata di Abhai, un ragazzo indiano trasferitosi a New York all’età di cinque anni. Sarah è solare e molto dolce, ma è anche molto determinata. Ha le idee chiare ed è una femminista.
Asha è la co – protagonista di “Come lacrime nella pioggia”, ha quindici anni e vive a Kailashpur, un villaggio remoto dell’India. È una ragazzina sensibile e sognatrice. Vorrebbe continuare a studiare, invece è obbligata a lavorare per tutto il giorno. Lavora come arrotolatrice di bidis (il bidi è la sigaretta indiana dei poveri). Asha è stata venduta in sposa, e proprio per questo vuole fuggire dal suo villaggio. Vorrebbe essere libera, e grazie a questo suo grande sogno, mostra tutta la sua forza e il suo coraggio nell’andare contro alla mentalità degli uomini indiani.
Il giorno in cui Sarah incontra Asha, rimane piacevolmente colpita dalla determinazione che legge nei suoi occhi. Sarah capisce subito che in Asha brucia una forza nascosta così, lentamente, decide di parlare con lei. Questo è l’inizio della loro amicizia, di un’amicizia pura, senza pregiudizi.
Sarah e Asha diventeranno migliore amiche; a unirle è un forte legame creato da un grande affetto, da quella determinazione e voglia di sognare che condividono.
Le altre donne che abitano a Kailashpur non hanno la stessa voglia di ribellione di Asha, ecco perché Sarah si aggrappa a lei, ecco perché non può rimanere indifferente davanti a tutto quello. Secondo Sarah una ragazzina di quindici anni dovrebbe studiare e vivere nella spensieratezza, mentre Asha è costretta a lavorare tutto il giorno, è costantemente picchiata ed è stata venduta in sposa. Tutto questo è semplicemente inaccettabile e a peggiorare la situazione ci sono gli uomini del villaggio, che vogliono mettere a entrambe i bastoni tra le ruote.
Sarah, nonostante Asha sia una ragazzina indiana, si rivede in lei. La sua determinazione si rispecchia in quella di Asha, così come la sua forza. Ecco perché per Sarah liberare Asha diventerà uno scopo nella vita. Grazie alla loro amicizia e grazie a quelle similitudini che avvicinano due ragazze così diverse, Sarah si schiererà completamente dalla parte di Asha.
Niente, però, è mai come sembra. E le cose peggiorano gravemente quando gli uomini del villaggio decidono di tendere una trappola a Sarah e Asha…

  1. Come mai Sarah vivrà per svariati mesi in un villaggio remoto dell'India?

Il fidanzato di Sarah, Abhai Mailakar, è nato in un villaggio remoto dell’India, Kailashpur, che si trova nello stato del Chhattisgarh, e con suo padre cercò fortuna a New York all’età di cinque anni.
Sarah e Abhai presto vorranno sposarsi, ma prima di farlo Sarah vuole conoscere ogni cosa di Abhai, incluse le sue origini. Ecco perché, prima di convolare a nozze, i due decidono di fare un viaggio nell’India e di recarsi da un cugino di Abhai che vive ancora a Kailashpur. Non solo Sarah vuole vedere con i propri occhi il villaggio in cui è nato Abhai, ma poiché Abhai non ricorda quasi niente del suo villaggio e della madre morta quando lui ora ancora un bambino, Sarah spera che, grazie a quel viaggio in India, il suo fidanzato riuscirà a dare un senso a quei ricordi confusi.
Nessuno dei due sa che in quel villaggio remoto vive anche Asha, una ragazzina che vuole disperatamente andarsene da quel villaggio, dalle leggi ristrette dell’India, dal potere degli uomini, dalla violenza…


  1. I diritti delle donne sono un argomento di cui non se ne parla mai abbastanza, ma secondo la tua opinione quali sono stati i passi avanti che sono stati fatti in questi anni e invece quali sono i punti ancora da modificare perché ci sia una perfetta parità fra i sessi e soprattutto, questo equilibrio si potrà mai raggiungere?

Sicuramente di questo argomento si parla sempre poco, comunque nel corso degli anni ci sono stati dei grandi passi avanti per le donne, ma questi passi sono ancora pochi.
Se nei Paese occidentali le donne possono godere di ogni diritto, possono lavorare e possono votare, non si può dire lo stesso per molti altri Paesi.
Tre quinti del miliardo di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà sono donne. Dei 960 milioni di alfabeti, due terzi sono donne, ragazze e bambine. Ogni giorno 1600 donne e più di 10.000 neonati perdono la vita a causa di complicazioni dovute alla gravidanza e al parto. Una donna su cinque nel mondo ha subito dei casi di violenza.
Questi sono soltanto alcuni dati, e parlando dell’India, nonostante fortunatamente nelle grandi città indiane sempre più donne stanno trovando il loro posto nel mondo, lo stesso non si può dire delle donne, ragazze, bambine e madri che vivono nei villaggi rurali.
In India una donna non è nessuno e non ha alcun diritto. Si stima che ogni venti minuti una donna in India sia violentata, e se si rivolge alla polizia, non riceve nessun aiuto.
Le ragazzine nei villaggi rurali dell’India sono spesso obbligate a smettere di studiare all’età di quattordici anni (se non prima) e sono costrette a lavorare, oppure sono vendute in matrimoni combinati. Inoltre, sono venuti alla luce ripetuti casi in cui delle ragazzine sono state avvicinate da uomini che promettono loro una vita migliore fuori dal villaggio e un lavoro sicuro. Speranzose, quelle ragazzine si fidano di quegli uomini, ma alla fine saranno picchiate, abusate, rinchiuse, vendute ad aste oppure costrette a prostituirsi.
Sono qui oggi per parlare del mio romanzo “Come lacrime nella pioggia”, delle condizioni di vita delle donne indiane, dei diritti delle donne, della coraggio delle donne e della forza che si nasconde dietro a delle amicizie vere, profonde.

I punti da modificare affinché ci sia una perfetta parità tra i sessi sono ancora molti, moltissimi. Basta pensare che, molte volte, le donne nei villaggi rurali sono educate a tenersi tutto dentro, a non raccontare episodi di violenza e di abuso. Fino a quando non cambierà la mentalità di ogni vittima, allora i padroni esisteranno.
Inoltre, troppo spesso le vittime che invece vorrebbero urlare e chiedere aiuto non ne hanno la possibilità perché nessuno ascolta le loro grida, perché le loro richieste di aiuto sono silenziose, soffocate da uomini – padroni e dalla corruzione della polizia.
Durante la stesura di “Come lacrime nella pioggia” ho letto tantissime testimonianze in cui le vittime cercavano aiuto, solo che non sapevano a chi rivolgersi. In India, infatti, per una bambina la persecuzione comincia ancora prima della sua nascita e intorno a lei non ha nessuno, davvero nessuno, cui rivolgersi.
Basta pensare a tutti quei casi in cui ragazzine violentate, che dopo tutto quello che avevano subito riuscivano comunque a trovare dentro di loro la forza per dire basta, venivano minacciate. Alla fine, molte di loro sono state uccise proprio perché non avevano nessuno che potesse difenderle, proteggerle.
Chi lo sa, forse prima o poi potremo raggiungere una perfetta parità fra i sessi, anche se adesso siamo ancora lontani da questo traguardo. Io, però, non voglio smettere di parlare dei diritti negati delle donne e di tutte le atrocità che donne, madri, ragazzine e bambine subiscono ogni giorno in India e in altre parti del mondo (anche in Italia). Credo che ognuno, nel suo piccolo, possa fare qualcosa. L’unione fa la forza e spero tanto che, presto, si possa davvero vivere in un mondo di pace, privo d'ingiustizie e dove nessuna donna, neanche una, sia più costretta a essere nessuno.


  1. Quanto tempo ci hai impiegato per scrivere questo romanzo?

Prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia” ho dovuto trasformare le mie idee in qualcosa di concreto. All’inizio non sapevo se avrei avuto materiale a sufficienza per tirarne fuori un libro, così ho trascorso numerose giornate a fare ricerche. Quando ho capito che avrei potuto trovare molte informazioni, allora ho deciso che le mie idee sarebbero diventate un libro. Ho letto numerose testimonianze di ragazzine indiane che abitano nei villaggi rurali, picchiate, vendute, costrette a prostituirsi e obbligate a lavorare e a smettere di studiare. Ho guardato filmati e svolto numerose ricerche per capire lo stile di vita indiano, e anche per scoprirne di più su Kailashpur, e spero di non aver commesso nessun errore. Tra appunti, ricerche, stesura del testo e fasi di editing, ho impiegato un bel po’ di tempo a scrivere “Come lacrime nella pioggia”, ma l’avventura è appena cominciata. Perché prima un autore ha un’idea, la ascolta, la sviluppa, scrive il testo del romanzo e lo corregge, ma poi arriva il momento in cui decidere se far compiere o no un viaggio al proprio libro. Io ho deciso di farglielo compiere e ho scoccato la freccia, indirizzandola ai lettori. Non so quali lettori saranno colpiti da “Come lacrime nella pioggia”, ma sicuramente il supporto dei miei lettori e dei blogger è molto importante.

  1. Credo che la tue iniziativa per Amnesty International e per la petizione siano dei gesti veramente ammirevoli, puoi parlarcene?

Grazie per le tue parole. L’unione fa la forza, ne sono completamente convinta.
Ho deciso di rendere “Come lacrime nella pioggia” leggibile gratuitamente (per ricevere il testo in PDF basta sofiaromanzo@yahoo.it) perché, in questo modo, incoraggio i lettori a sostenere Amnesty International, che da cinquant’anni si occupa di difendere i diritti umani e si riconosce nei principi della solidarietà internazionale, oppure a firmare una petizione che ho lanciato su Change.org, indirizzandola al governo indiano, per migliorare le condizioni di vita delle donne. Firmare la petizione è gratuito.
inviarmi un’e-mail all’indirizzo

Sostenere Amnesty International vuol dire difendere i diritti e le libertà fondamentali di ogni essere umano, e sono rimasta impressionata dal loro lavoro e dalle varie iniziative.
Immagina essere una donna dell’India e di vivere costantemente nella paura. Immagina sapere che, intorno, non hai nessuno pronto a proteggerti.
Deve essere terribile, eppure per una donna indiana tutto questo rappresenta la sua realtà, la sua vita.
Sono fermamente convinta che ognuno dovrebbe godere dei diritti basilari, ecco perché ho deciso di appoggiare Amnesty International, la più grande Organizzazione non governativa per la protezione e la difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo!
Ci sono moltissimi modi per sostenere Amnesty. Con una donazione (donare è semplice e sicuro, e una persona, una famiglia, un’azienda e/o uno studente possono donare anche una quota libera!), manifestando al fianco di Amnesty, iscrivendosi alla Newsletter dell’associazione oppure facendo shopping. Gli articoli a marchio Amnesty International sono prodotti del commercio equo e solidale!
Per maggiori informazioni, visita il sito:

Firmare la mia petizione è semplice, gratuito e veloce. E può davvero fare una differenza.
Ho lanciato la mia petizione su Change.org (piattaforma online gratuita di campagne sociali), elencando le ingiustizie che le donne indiane subiscono giornalmente.
Essere nessuno per una donna indiana è la sua condanna.
Bambine, ragazzi, donne, madri… nessuna di loro può alzare la testa, può dire no, può scappare dalle atrocità che le circondano. Se provano a farlo, spesso sono punite, minacciate. Uccise.
È arrivato il momento di dire basta. Ecco perché ho lanciato una petizione indirizzandola al governo indiano, perché spero in un cambiamento, anche piccolo, che possa migliorare le condizioni di vita delle donne indiane.
Quando la mia petizione avrà raggiunto un elevato numero di firme, allora la porrò nuovamente all’attenzione del governo indiano, o di chiunque altro potrebbe fare una differenza, mostrando che persone da tutto il mondo, come noi dall’Italia, vogliono dire basta alla violenza sulle donne.
Affinché la mia petizione possa crescere, ha bisogno anche della tua firma.
Firma oggi, farlo è veloce, semplice e gratuito.
Grazie!

  1. Un ultima domanda, i tuoi titoli sono sempre straordinariamente originali, da dove viene “Come lacrime di pioggia”?

Grazie per i tuoi complimenti!
I titoli per i miei romanzi arrivano quando meno me lo aspetto. Sia per “Quando dal cielo cadevano le stelle” sia per “Come lacrime nella pioggia”, è successo all’improvviso. Per il primo titolo, del mio romanzo d’esordio sulla Shoah, ricordo che ero in spiaggia quando d’un tratto pensai “gli ebrei durante il nazismo erano spesso definiti dalla stella di David, che fino alla metà del ’44 era anche cucita sulle casacche a strisce dei prigionieri di campi di concentramento come quello di Auschwitz. Il mio titolo deve parlare anche delle stelle, di un periodo in cui le stelle erano strappate dal cielo - come gli ebrei erano strappate dalle loro case - per essere cucite sulle vesti degli ebrei e sulle casacche a strisce dei deportati. Di quel periodo in cui, senza alcuna spiegazione, gli ebrei perdevano tutti e tutto. Di quel periodo in cui perdevano la dignità, in quel periodo in cui le stelle cadevano dal cielo”.
Per quanto riguarda “Come lacrime nella pioggia”, invece, ricordo che ero a casa quando d’improvviso decisi d’intitolare il mio romanzo in questo modo. Volevo un titolo che incuriosisse e che, allo stesso tempo, fosse drammatico. Perché la storia di Sarah è Asha, nonostante la loro forza e il loro coraggio, è cruda e drammatica. “Come lacrime nella pioggia” è un titolo che può dire molte cose…
Sono arrivata alla fine di questa intervista. Grazie ancora per avermi ospitata nel tuo blog Giulia e per le belle domande. Un grazie anche a tutti i tuoi lettori!

Ringrazio la Scrittrice per averci dato la possibilità di parlare di argomenti così importanti e per aver risposto alle mie domande.

E VOI CARI LETTORI, COSA NE PENSATE?

_Giulietta_

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